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domenica 11 dicembre 2011


Lavori ma vuoi lo stesso diplomarti? Allora un diploma a distanza è quello che ti serve.  Studiando comodamente da casa tua e agli orari che decidi te è oggi possibile, grazie alle nuove tecnologie, seguire corsi a distanza che ti permetteranno di prendere il diploma di maturità. Di seguito una guida alle scuole e agli istituti che offrono corsi a distanza per diplomarti lavorando.

Ma cosa significa diploma a distanza? Sia che tu abbia bisogno di recuperare un anno scolastico sia che ti debba iscrivere per la prima volta, i corsi a distanza utilizzano una metodologia didattica che permette agli studenti lavoratori di continuare tranquillamente la loro vita lavorativa senza per questo rinunciare alla propria carriera e ai propri progetti professionali. Dai corsi a distanza per diventare perito chimico o elettrico ai diplomi di maturità in informatica, dai corsi a distanza per diplomarsi al liceo scientifico o linguistico, basta avere un modem, una linea telefonica e il gioco è fatto. Collegandosi a Internet è oggi possibile diplomarsi comodamente da casa. Vediamo ora le scuole e gli istituti che la nostra redazione ha selezionato per voi. 

Il centro studi Talete è un istituto di promozione sociale e culturale con sede in provincia di Vibo Valentia specializzato nell’organizzazione di corsi di diploma a distanza. Il metodo utilizzato si chiama I.p.a.d., istruzione programmata a distanza, e si basa sull’approfondimento degli argomenti oggetto degli esami tralasciando le parti meno necessarie al loro superamento. Tra i corsi svolti dall’istituto ci sono il corso di diploma a distanza per diventare perito elettronico, agrario e informatico, il corso di diploma a distanza per diventare geometra, l’istituto commerciale, i licei classico, scientifico, linguistico e infine l’istituto tecnico per le le attività sociali. L’ISU Centro Studi è un istituto con sede a Roma che organizza corsi a distanza per la preparazione agli esami di diploma. Gli indirizzi di studio proposti sono il diploma a distanza in ragioneria, il diploma a distanza per diventare geometra, il diploma distanza per dirigenti di comunità e infine il diploma per economi dietisti. Per quanto riguarda il metodo didattico gli studenti hanno la possibilità di accedere a risorse online di diverso genere. Dalle lezioni scaricabili in versione pdf ai filmati, dalle video lezioni al collegamento diretto con i docenti via webcam o telefono. L’istituto inoltre mette a disposizione degli studenti un tutor per assisterli nel caso di problemi tecnici o amministrativi. Gli studenti iscritti hanno inoltre la possibilità di recarsi presso la sede di Roma dell'Istituto sia per verificare la propria preparazione che per simulare sessioni d'esame. 

Scuola online è un istituto con sede a Milano che propone diversi corsi a distanza di preparazione agli esami per ottenere il diploma. L'istituto mette a disposizione dello studente un'area personale online dove l'iscritto avrà la possibilità partecipare alle lezioni sia in diretta che seguirne le repliche, mettersi in contatto con il proprio tutor, accedere alle risorse online messe a disposizione dai docenti, effettuare prove di verifica, gestire il proprio tempo grazie al servizio di planning delle lezioni e molto altro. I corsi proposti vanno dal diploma a distanza per Dirigenti di Comunità a quello in Elettronica e Telecomunicazioni, dal corso a distanza in Informatica a quello in Meccanica, dal diploma in Ragioneria a quello per diventare Geometra, Perito Turistico e molto altro. Anche l'Istituto Meschini offre molti corsi a distanza dia per prepararsi agli esami di recupero degli anni scolastici sia per coloro che invece lavorano e vogliono diplomarsi. I corsi di diploma a distanza proposti proposti vanno dagli Istituti Tecnici ai Licei ai Diplomi di qualifica e di maturità professionale. Infine segnaliamo il sito web ufficiale del Ministero dell'Istruzione, il Miur dove, andando nell'area dedicata alla formazione a distanza è possibile cercare e chiedere tutte le informazioni di cui si avete bisogno per evitare eventuali truffe. Dalle scuole e gli istituti riconosciuti dal Ministero al valore legale dei diplomi a distanza offerti su Internet.

Diventare consulente del lavoro: il percorso da seguire


Quella del consulente del lavoro è una professione interessante e molto attuale, data la situazione sempre più complessa del sistema del lavoro in italia. Ma chi è e cosa fa esattamente un consulente del lavoro? E come si fa a diventare consulente del lavoro? Ecco alcune informazioni e risorse utili per chi vuole diventare consulente del lavoro o semplicemente saperne di più su questa professione.

Chi è e cosa fa il consulente del lavoro
Il consulente del lavoro è un libero professionista che si occupa di consulenza, presso imprese, nel campo della gestione del personale. Si occupa ad esempio degli adempimenti in materia di previdenza e assistenza sociale, dei rapporti fra l’impresa e istituzioni come Inps, Inail, ecc., si occupa degli inquadramenti contrattuali e dei rapporti con i sindacati. In alcuni casi può occuparsi anche di consulenza fiscale e della contabilità. Pur avendo delle competenze in comune con commercialisti, ragionieri e avvocati, il consulente del lavoro è una professione a sé stante, con un albo di categoria e il proprio ente previdenziale, l'Enpacl. 

Come diventare consulente del lavoro
Per diventare consulente del lavoro bisogna essere in possesso di una laurea (basta quella triennale) in giurisprudenza, economia, scienze politiche o sociologia. Dopo la laurea è necessario iscriversi al registro dei praticanti e svolgere due anni di praticantato presso lo studio di un consulente del lavoro: si tratta di un tirocinio di almeno 4 ore giornaliere durante il quale un consulente del lavoro esperto dovrà insegnare al praticante la pratica del mestiere. Per trovare uno studio dove svolgere il praticantato per diventare consulente del lavoro, è possibile consultare i siti internet degli ordini dei consulenti del lavoro delle varie città, su alcuni di questi, come ad esempio quello dell’ordine di Roma, c’è una sezione di annunci sia di studi che cercano praticanti che viceversa. 
Al termine del praticantato, bisogna superare l’esame di stato. Una volta passato questo esame ci si può iscrivere all’albo dei consulenti del lavoro. L’esame di stato per diventare consulente del lavoro consiste in due prove scritte e una orale. I due scritti sono: lo svolgimento di un tema sul diritto del lavoro e sulla legislazione sociale e una prova teorico-pratica sul diritto tributario. L’esame orale verte sulle seguenti materie: diritto del lavoro, legislazione sociale, diritto tributario, elementi di diritto privato, pubblico e penale, nozioni di ragioneria e bilancio. Per ulteriori informazioni, potete leggere il nostro redazionale sull’esame per consulente del lavoro che vi darà link a utili risorse online dove trovare le tracce degli esami passati nonché corsi e test di preparazione. 

Risorse online per chi vuole diventare consulente del lavoro
Per altre informazioni su come diventare consulente del lavoro e su questa professione, potete consultare il sito dell’Ordine della vostra città oppure il sito ufficiale del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, dove troverete anche le leggi e le norme che regolano la professione nonché un forum riservato ai praticanti dove potersi scambiare consigli, suggerimenti, esperienze e informazioni. Altre risorse utili per chi vuole diventare consulente del lavoro sono il sito della Fondazione Consulenti del Lavoro, dove è possibile anche consultare le offerte di lavoro e inviare il proprio curriculum, e il sito del Sindacato dei consulenti del lavoro, dove troverete anche una sezione dedicata alla formazione e all’aggiornamento professionale. 

Come diventare cuoco a domicilio

Sai cucinare e vorresti trasformare la tua passione in un lavoro? Oppure sei un cuoco professionista in cerca di occupazione? Tra i nuovi lavori che più si vanno affermando in Italia, quella del cuoco a domicilio può fare al caso tuo. Ti segnaliamo le informazioni più utili su come diventare cuoco a domicilio, i consigli pratici per affrontare la professione al meglio, gli obblighi burocratici e le modalità per promuovere sul web l'attività di chef a domicilio. Troverai anche i link ai siti che organizzano corsi di cucina, selezionati per chi vuole aggiornare il proprio bagaglio d'esperienza.
Saper cucinare può diventare un business. Non tutti infatti sanno destreggiarsi abilmente tra i fornelli, non tutti hanno la pazienza, l’estro, soprattutto il tempo di organizzare pranzi o cene nella propria casa o nel proprio appartamento . Così, per occasioni speciali, per una cena romantica, per incontri di lavoro o anche  per compleanni e ricorrenze, in tanti si rivolgono alla figura emergente del cuoco a domicilio. Un mestiere nuovo e divertente, da non confondersi con il catering: il cuoco a domicilio prepara il pranzo o la cena nella cucina del cliente, sceglie gli ingredienti e i vini, si preoccupa delle stoviglie, delle tovaglie e dell’organizzazione del tutto. 

Come si diventa Cuoco a domicilio?
- Aver frequentato una scuola alberghiera può essere un vantaggio, così come aver maturato esperienze nel settore della ristorazione. Ma non sono requisiti necessari: spesso l’abilità nel cucinare è una dote naturale e per perfezionarla può essere sufficiente un buon corso di cucina, come quelli selezionati nella nostra rubrica. La fantasia è essenziale, così come il tocco di eleganza e la capacità di saper presentare le pietanze. Nell’immaginario collettivo la richiesta della figura dello Chef a domicilio può essere associata a persone facoltose o vip che desiderano organizzare cene di lusso. In realtà non sempre è così. Il fenomeno  da tre anni a questa parte ha preso notevolmente piede, sfornando figure professionali per tutti i gusti e per tutte le tasche. Un’idea può essere quindi anche quella di catalogare la propria attività in un’offerta specifica: ad esempio, proporsi come cuoco per un tipo di cucina etnica in particolare, o come cuoco a domicilio specializzato in cucina regionale. Ultimamente, anche i piatti vegetariani si stanno affermando nel mercato italiano. Da non dimenticare invece l’obbligatorietà di iscrizione alla Camera di Commercio, il superamento del corso professionale di tre mesi sulle norme igieniche e sanitarie, insieme all’apertura della Partita Iva.

La giornata-tipo del Cuoco a domicilio- Quando un cliente vi contatterà per l’organizzazione di un pranzo o una cena a domicilio, la prima cosa da fare è il sopralluogo della cucina. Sarà il vostro posto di lavoro per una giornata: valutate bene gli spazi e piatti, stoviglie, utensili, elettrodomestici a disposizione in base al menù precedentemente concordato. Dovrete occuparvi della spesa e dei vini e valutare lo standard qualitativo in relazione al numero di commensali. In media, un cuoco a domicilio può servire in maniera ottimale dalle 6 alle 12 persone. Se il numero degli invitati dovesse salire, valutate la possibilità di servirvi di personale aggiunto. Ricordate: la caratteristica fondamentale di uno chef a domicilio è la qualità del servizio e dei piatti offerti, oltre che la comodità di avere un cuoco in casa propria, senza dover ricorrere al ristorante. 

Il web per promuovere l’attività del Cuoco a domicilio - Pubblicizzare online la professione dello Chef a domicilio è essenziale. Si può fare affidamento a portali di categoria o regionali dove inserire il proprio indirizzo e i propri contatti. Altra cosa è avere una vetrina sul web dove poter descrivere nel dettaglio la propria attività e i servizi offerti. In questo caso però è necessario costruire il proprio sito con logica e competenze: non basta creare il sito, bisogna anche renderlo visibile a quanti più utenti possibile. Se il vostro obiettivo è avere contatti, acquisire clienti, sviluppare fatturato, non fate l'errore di intervenire solo dal punto di vista dell'estetica: create un sito web con l'obiettivo di ottenere il miglior posizionamento nei motori di ricerca. 

Come diventare cuoco: informazioni e suggerimenti


Quello del cuoco è un mestiere che affascina molti: è un lavoro molto creativo, dove si può coniugare tradizione e sperimentazione, è un lavoro impegnativo ma che può dare grandi soddisfazioni e possibilità di crescita professionale. Già, ma come si fa a diventare cuoco? Ci vuole un diploma particolare o basta l’esperienza? Ecco alcuni consigli e risorse utili per chi vuole diventare cuoco.

Per diventare cuoco non c’è un iter preciso. Le scuole di pensiero in merito sono due: c’è chi dice che per diventare un bravo cuoco è indispensabile frequentare una scuola o un corso e chi invece sostiene che l’esperienza è tutto e che l’unico modo per diventare cuoco è imparare il mestiere sul campo, ovvero lavorando in un ristorante a partire dalle mansioni più basse e crescendo piano piano. Entrambi i punti di vista hanno le loro ragioni e non siamo qui per stabilire quale sia il più giusto. Vediamo in entrambi i casi i passi da seguire per diventare cuoco.

Diventare cuoco frequentando una scuola
Esistono numerosi corsi e scuole per chi vuole diventare cuoco. Per chi è ancora in età scolastica, c’è l’Istituto professionale alberghiero, una scuola superiore che, fra le varie specializzazioni, forma per lavorare nel settore della ristorazione. Questi istituti sono strutturati in un biennio comune seguito da un anno di specializzazione al termine del quale si può cominciare a lavorare o specializzarsi ulteriormente conseguendo il diploma di Tecnico della ristorazione. Uno degli aspetti positivi di questo tipo di scuola è che solitamente tutti gli studenti devono affrontare dei periodi di tirocinio lavorando in ristoranti veri e propri e facendosi quindi una bella pratica.
Per chi invece non è più in età scolastica, ci sono varie scuole e corsi di cucina, professionali e non. Sul sito della scuola di cucina Maisazi troverete, oltre a numerose informazioni sul mestiere, l’elenco dei corsi che organizzano, come ad esempio il corso per diventare cuoco professionista: questo corso, che prevede la partecipazione di massimo quattro allievi, è concepito con un taglio molto pratico per dare agli aspiranti cuochi delle competenze da spendere subito nel lavoro. 

Diventare cuoco con la pratica
Chi si sente già forte delle proprie doti culinarie e vuole subito misurarsi con il mondo del lavoro, può diventare cuoco cominciando a lavorare in un ristorante. Ovviamente, chi intraprende questa strada, deve fare i conti con il fatto che difficilmente troverà una posizione di primo cuoco per iniziare. Più probabilmente dovrà cominciare con mansioni più semplici. Ma come trovare lavoro nel mondo della ristorazione? Per prima cosa potete consultare la selezione di link di offerte di lavoro per cuochi che abbiamo preparato. Poi potete chiedere direttamente in ristoranti e trattorie della vostra città, proponendovi come aiuto e mostrandovi volenterosi e desiderosi di imparare. Poi cercate su internet: ci sono molti siti dedicati a questo lavoro su cui potete trovare informazioni cu come diventare cuoco. Uno di questi è ad esempio La Brigata, la community della cucina d’autore, dove potete iscrivervi e comunicare con altri cuochi ed esperti del settore direttamente online.

Diventare designer: tante opportunità


Quella del designer è una professione sempre più attuale. Ma più che professione dovremmo dire professioni, visto che di designer ne esistono vari tipi a seconda dell’ambito di lavoro. Ma come si fa a diventare designer? Ecco alcune informazioni utili per chi vuole diventare designer e per chi vuole saperne di più su questa poliedrica professione.

Per definizione, il designer (parola che in italiano si potrebbe tradurre come “progettista”) è colui che disegna e progetta un prodotto, un artefatto. Prima di spiegare qual è la strada per diventare designer bisogna puntualizzare che esistono diverse tipologie di designer che lavorano in diversi campi: attualmente le tre principali figure di designer sono il web designer, l’interior designer e il designer industriale. Vediamole una per una.

Diventare web-designer
Il web designer è colui che svolge la progettazione tecnica, strutturale e soprattutto grafica di un sito web. Per diventare un web designer occorre non solo la creatività ma soprattutto la padronanza dei linguaggi di scrittura del web (html, css, ecc.) e di alcuni software che aiutano a svolgere il lavoro e una conoscenza ottima del web e delle sue regole. La strada da percorrere per diventare web designer è quella di frequentare una scuola o un corso di web design: ce ne sono veramente tanti, che vanno incontro alle più svariate esigenze di orario, livello, prezzo, ecc. Oltre a una solida base data da un corso o da una scuola, è importante che il web designer si tenga sempre informato e aggiornato sulle tendenze del settore e anche sui linguaggi del web che sono in costante evoluzione. Su internet ci sono tantissime risorse utili per chi vuole diventare un web designer: ad esempio sul sito Html.it troverete numerose guide e tutorial sulla grafica e il design web, sui linguaggi informatici, ecc., e sul sito c’è anche un forum dove scambiarsi informazioni e consigli con esperti del settore o con altri “apprendisti”. Un’altra risorsa utile è Italian Webdesign, la community di chi vuole diventare web designer o lo è già: su questo sito troverete informazioni e guide sul web design e un’intera comunità di appassionati del settore con cui scambiarsi idee e consigli sul forum. Sul sito inoltre c’è una sezione dedicata agli annunci di lavoro per web designer.

Diventare interior designer
L’interior designer (o designer di interni o architetto di interni) si occupa della progettazione degli spazi interni, della funzionalità e dell’abilità di questi spazi oltre che dell’arredamento. Per diventare designer di interni una strada può essere quella di laurearsi in architettura e poi frequentare un master in interior design come quello organizzato dall’Istituto Europeo di Design oppure dalla Scuola Politecnica di Design. Altrimenti, per chi non ha la laurea (o non ce l’ha in architettura) ci sono dei corsi professionali per diventare designer di interni: ne organizza ad esempio la scuola di formazione CSP Resourcing oppure l’Istituto Callegari di Milano. 

Diventare designer industriale
 Il designer industriale invece si occupa di disegnare e progettare oggetti che verranno prodotti industrialmente: è una qualificazione piuttosto generica e i campi di applicazione sono numerosi, vanno dalla moda all’arredamento, dall’oggettistica alle automobili. Esiste un corso di laurea per diventare designer industriale presente presso vari atenei italiani; al Politecnico di Milano, ad esempio, c’è proprio una facoltà di design con vari corsi di laurea per diventare designer (non solo industriale ma anche di interni, della moda, della comunicazione). Per chi è interessato a questo campo e vuole diventare designer industriale, può essere interessante il sito Disegno Industriale, un portale interamente dedicato all’argomento.       

domenica 9 ottobre 2011

COME SI DIVENTA INSEGNANTI


DECRETO  10 settembre 2010, n. 249 Regolamento concernente: «Definizione della disciplina dei requisiti e delle modalita’ della formazione iniziale degli insegnanti della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado, ai sensi dell’articolo 2, comma 416, della legge 24 dicembre 2007, n. 244». (11G0014) (GU n. 24 del 31-1-2011  - Suppl. Ordinario n.23) Nota: Entrata in vigore del provvedimento: 15/02/2011
COME SI DIVENTA INSEGNANTI?
1. Formazione iniziale degli insegnanti. Le principali novità
ƒPercorsi formativi finalizzati all’insegnamento vengono razionalizzati in vista di nuovi assetti ordinamentali e professionali. Viene potenziata l’interazione tra scuola ed università con l’attribuzione di un valore fondante della professionalità docente al tirocinio nelle classi con gli studenti e all’esperienza sul campo.
2. IL NUOVO MODELLO FORMATIVO
2.1 Per diventare insegnante di Scuola dell’infanzia e Scuola primaria
E’ previsto un corso di laurea magistrale quinquennale, a ciclo unico comprensivo di tirocinio (a partire dal secondo anno di corso).
E’ fatto salvo il diritto di completare il percorso di studi abilitante all’insegnamento per le due tipologie di scuole agli studenti iscritti ai corsi di laurea in scienza della formazione primaria.
2.2 Per diventare insegnante di Scuola secondaria di primo e secondo grado
E’ previsto un corso laurea (triennale), un corso di laurea magistrale (biennale) ed un successivo anno di tirocinio formativo attivo.
2.3 Per insegnare una disciplina artistica musicale o coreutiche
Sono previsti, per la scuola secondaria di primo e secondo grado appositi percorsi di formazione attivati dalle università e dagli istituti di alta formazione artistica, musicale e coreutica.
3. Il tirocinio
Diviene elemento caratterizzante i percorsi, in coordinamento stretto tra scuola (esperienza concreta) ed università (conoscenze fondanti di carattere pedagogico docimologico e disciplinare).
Sarà svolto, salvo alcune deroghe, presso scuole appositamente accreditate.
3.1 Come iscriversi
Gli accessi saranno programmati in base al numero dei posti annualmente disponibili nella regione, maggiorati del 30% rispetto al complessivo fabbisogno nazionale, ed in base all’ offerta formativa degli atenei e dell’AFAM. La prova di accesso consisterà nel superamento di un test preselettivo .
3.2 Come avviene l’assunzione
Un apposito ulteriore decreto regolamenterà le procedure di reclutamento cioè le modalità ed i criteri per l’accesso al posto di lavoro.
4. L’insegnamento per i diversamente abili
Le competenze per la didattica a favore dei diversamente abili vengono acquisite durante il corso di studi, con il conseguimento di appositi crediti formativi.
Un successivo decreto regolamenterà le modalità di conseguimento delle necessarie specializzazioni per gli insegnanti in possesso di abilitazione.
5. Le CLIL
Appositi percorsi per l’integrazione del piano di studi vengono attivati per le competenze necessarie all’insegnamento d una disciplina non linguistica in una lingua straniera.
6. LA FASE TRANSITORIA
E’ finalizzata a gestire le modalità di conseguimento dei titoli validi per l’insegnamento nella  scuola primaria e dell’infanzia e secondaria di primo e secondo grado per i possessori di titoli considerati validi dal previgente ordinamento.
6.1 Scuola secondaria di primo e secondo grado
L’abilitazione si consegue tramite l’applicazione ad un anno di tirocinio formativo attivo, previo superamento di un test preselettivo, prova scritta e prova orale.
Il numero dei posti disponibili è reso noto annualmente.
Il tirocinio potrà, in caso di ammissione, essere svolto presso le scuole accreditate o più favorevolmente presso quella in cui si presta servizio.
Per i possessori dei titoli di laurea che possono vantare un servizio nella scuola di almeno 360 giorni è prevista l’ammissione ai tirocini formativi, previo superamento delle prove di ammissione richiamate.
Al servizio di insegnamento prestato nella scuola viene attribuito uno specifico punteggio tendente a valorizzare l’esperienza didattica maturata, secondo lo schema della maggiore anzianità di servizio:
  • 360 giorni: 4 punti
  • da 361 a 540 giorni: 6 punti
  • da 541 a 720 giorni: 8 punti
  • da 721 giorni 2 punti ogni ulteriori 180 giorni.
Il servizio prestato per almeno 360 giorni vale a coprire una parte dei crediti formativi richiesti per il completamento del tirocinio.
Ulteriori punteggi vengono attribuiti in base a titoli scientifici e culturali, dottorati di ricerca coerenti con le discipline di insegnamento, attività di ricerca scientifica , pubblicazioni ecc. Formazione iniziale degli insegnanti
Il punteggio è incrementato dalla valutazione della media degli esami di profitto della laurea e del voto di laurea.
Gli ammessi alle SSIS che hanno in seguito sospeso la frequenza delle stesse possono conseguire l’abilitazione attraverso il tirocinio formativo attivo senza dover sostenere l’esame di ammissione e con il riconoscimento degli eventuali crediti acquisiti.
6.2 Scuola primaria e scuola dell’infanzia
E’ prevista l’acquisizione del titolo abilitante all’insegnamento attraverso percorsi formativi organizzati dalle università destinati ai possessori dei diplomi rilasciati dagli istituti magistrali e delle scuole magistrali entro il 2002.
L’ammissione al percorso è subordinata al superamento di una prova a quiz relative alle materie di insegnamento, da una prova scritta e una prova orale.
Il percorso si conclude con un esame abilitante attraverso la redazione e la discussione di un elaborato.
Gli attuali iscritti al corso di laurea in scienze della formazione primaria concludono il corso di studi e conseguono l’abilitazione all’insegnamento nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria.
Dirigenti e docenti utilizzati presso le università a tempo pieno o parziale nei corsi di scienza della formazione primaria vengono confermati nell’incarico di docenza tramite presentazione di una apposita domanda.


Leggi originale su: http://feedproxy.google.com/~r/Bloglavorocom/~3/XT9U_PmIDm4/come-si-diventa-insegnanti-versione-aggiornata-2011.htm

Quanto costa laurearsi in Italia

Se l’utilità di una laurea conseguita in una qualsiasi università italiana non è più molto evidente, alla luce dell’attuale mercato del lavoro e del generale scadimento dell’insegnamento universitario, sono tuttavia ancora in molti a considerare prezioso l’ormai decaduto pezzo di carta, il cui valore legale secondo molti andrebbe semplicemente abolito. E tante famiglie sono disposte a sborsare cifre significative, soprattutto per bilanci familiari modesti, pur di spedire i propri pargoli in un ateneo qualsiasi. Spesso la scelta di facoltà e ateneo è dettata proprio da ragioni di ordine economico. Studiare al sud e in una facoltà umanistica è, infatti, più accessibile che decidere di diventare chirurgo a Milano. Le rette universitarie variano, infatti, sia da regione a regione che tra diversi indirizzi universitari, ma anche dalla fascia di reddito. Gli studenti del nord pagano circa il 13% in più rispetto alla media nazionale per la prima fascia e addirittura il 32% in più se si considera l’importo massimo da versare. L’università più cara è Parma (oltre il 70% in più rispetto alle media), seguita dalla Bicocca di Milano; la più economica è l’Aldo Moro di Bari, seguita dall’Alma mater di Bologna. Secondo uno studio condotto da Federconsumatori nel 2010, le tasse universitarie annuali si aggirano intorno ai 1.000 euro con picchi che variano dai 400 agli oltre 2.000 a seconda della regione delle scelte amministrative della struttura. Mentre a Napoli studiare all’Orientale può costare da un minimo di 440,00 euro a un massimo di 910,00, al Politecnico di Milano si pagano anche 1.700 euro. Stesso discorso per chi sceglie di studiare nella Capitale. A Tor Vergata le famiglie in ultima fascia pagano 1.300 euro e la Sapienza non e’ da meno. Pur garantendo il diritto allo studio con una tassa minima di 330 euro annuali, la storica universita’ di Roma arriva a costare anche 2.000 per chi ha un reddito familiare alto. Generalmente sono cinque le fasce di reddito considerate, calcolate considerando dei valori di Isee fissi. la prima fascia considera un reddito sono a seimila euro, la seconda siano a 10mila, la terza sino a 20mila, la quarta sino a 30mila e la quinta il massimo. anche se e’ difficile fare una comparazione in quanto variano da ateneo ad ateneo. La spesa annuale, comunque, cambia non solo in base al reditto ma anche a seconda del tipo di Facolta’: Medicina, Ingegneria, Architettura e Farmacologia risultano essere sicuramente le piu’ care. La speranza di avere un ingegnere in famiglia se costruita alla Federico II di Napoli costa a un padre 1.432 euro l’anno mentre mandare un figlio a Chirurgia alla Bicocca di Milano anche 3.000. E se studiare costa caro, essere studenti fuori sede comporta una spesa aggiuntiva che può arrivare fino a 6.958 euro annui in più rispetto a chi gode del privilegio – tale almeno sotto il profilo economico, se non sempre della qualità dell’insegnamento - di studiare nell’università sotto casa. E le “migrazioni” interne per ragioni di studio sono molto frequenti: in Italia, sempre secondo Federconsumatori, il 20,5% degli studenti universitari, stando ai dati Istat 2009, studia al di fuori della propria regione di residenza. A questi andrebbero aggiunti gli studenti che, all’interno della stessa regione, si spostano in un’altra città. Naturalmente l’affitto è la voce più costosa per uno studente ‘fuori sede’, che, insieme alle spese accessorie (riscaldamento, condominio, energia, ecc.), raggiunge mediamente 4.982 euro annui se sceglie di vivere in singola, e 3.756 euro annui se, invece, sceglie di condividere una stanza con altri studenti. Dividendo l’Italia in Macro-regioni si scopre che è il Centro ad avere le spese per la casa (affitto+mantenimento) più alte, pari a 5.544 euro annui per una stanza singola e 4.194 euro annui per una stanza condivisa. Più economico, invece, risulta il Sud con una spesa pari al 31% in meno rispetto al Centro, per quanto riguarda la stanza doppia e del 34% in meno relativamente alla singola. Di non poco conto risultano anche le spese per i libri, con una differenza tra le facoltà umanistiche e quelle scientifiche: per le prime la spesa ammonta in media a 454 euro annui, il 17% in più rispetto a quelle scientifiche. Da tale studio, quindi, emerge chiaramente che ad orientare lo studente nella scelta dell’università non è solamente la qualità della facoltà prescelta, ma gioca un ruolo fondamentale anche il reddito della propria famiglia. Chi non può permettersi di pagare un affitto extra si accontenterà dell’università più vicina, se ce n’è una. Mandare i figli all’università in Italia è una spesa non indifferente anche per una famiglia benestante. Le nostre Università sono, infatti, tra le più care in Europa. Solo ad Amsterdam le tasse universitarie si avvicinano quelle nostrane: fino a 1.713 euro annuali. Una spesa esorbitante se si pensa che le università svedesi, tra le prime nella classifica mondiale, sono tutte completamente gratuite. E nelle altre capitali europee? La Sorbona di Parigi costa al massimo 500 euro mentre alla Freit Universitat Berlin si superano a malapena i 200 euro annui. Più costosi gli Atenei universitari britannici, per lo più privati, come la University College London costa ad una famiglia 9.000 euro all’anno: soldi ben spesi, però, se si pensa che l’ateneo occupa il 4° posto tra le top 10 mondiali. A differenza degli atenei privati in Italia che, pur costando in media 8.000 euro l’anno, non conquistano posizioni di rilievo nelle classifiche internazionali, salvo alcune eccezioni. Basandosi su un sistema universitario pervalentemente privato, i paesi anglossassoni, per permettere anche alle famiglie meno abbienti di mandare i propri figli all’università, mettono a disposizione dei prestiti finanziari. Il governo britannico paga infatti, agli studenti inglesi e europei che lo richiedono, tutte le rette universitarie previste per una laurea triennale. A differenza di quello che accade in America però, dove gli studenti appena finita l’università devono ripagare il debito, i giovani europei dovranno riconsegnare il denaro solo una volta trovata un’occupazione che possa permetterglielo.

www.figliefamiglia.it